Quando, lasciando la SS106, ci dirigiamo verso l’entroterra in direzione di Fossato, ci rendiamo subito conto che non si tratta di un luogo come tanti altri.
Alla nostra destra svetta, terribile e affascinante, Pentedattilo, con le sue cinque dita rugose puntate verso il cielo e, in basso, le scarse e in apparenza sonnolente acque della fiumara scorrono verso il mar Jonio.
Da qui in poi è un susseguirsi di meraviglie geologiche: le Rocche di Prastarà, Rocca Santa Lena, Smiroddu, la strada che serpeggia tra le gole rocciose che improvvisamente si aprono lasciando spazio a distese di ulivi, l’anima di questa parte di Aspromonte.
Partiamo, a piedi, lasciando le ultime propaggini dell’abitato di Fossato e cominciamo a salire lungo piste argillose che si snodano sinuose tra i campi, attorno a noi un’esplosione di natura autoctona e qualche intruso proveniente dai lontani paesi orientali.
Prendiamo quota e, non senza stupore, ci accorgiamo che il terreno sotto i nostri piedi sta piano piano cambiando. Non camminiamo più sulle colorate argille, ma passeggiamo su antichi terrazzi marini inciampando costantemente nei fossili delle conchiglie che custodivano piccoli abitanti del mare.
Ormai siamo sulla strada che collega Embrisi con Motta San Giovanni e il passo si fa impaziente perché siamo vicini a quella che è la più grande formazione ipogea della provincia di Reggio Calabria: la grotta della Lamia.
Si dice che Lamia fosse una regina Libica di rara bellezza, tanto bella da attirare l’attenzione del padre degli dei, Zeus, già famoso per le sue scorribande amorose nel mondo degli umani. Una numerosa progenie derivò dall’unione del dio con l’avvenente regina, ma essi non avevano fatto i conti con la gelosia di Era. L’ira della dea fu terribile tanto da sterminare quasi tutti i figli nati dal tradimento del marito, tranne due. Tanto e tale fu il dolore di Lamia che divenne un terribile mostro mangia uomini.
Una volta ammirate le volte, le stalattiti e le stalagmiti della grotta e consumato il nostro pasto, terminiamo la nostra escursione seguendo, dapprima una strada, poi una pista, che ci porta a visitare i ruderi della chiesa bizantina di San Giorgio e, attraverso un fitto boschetto di ulivi e querce, ci riporta alle auto.
SCHEDA ESCURSIONE:
Tipo di escursione: ad anello
Difficoltà: E
Dislivello: 470 m c.ca
Durata: 6 ore comprese soste
Acqua: non presente